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X Giuseppe sul castrismo. Parte I

Autore: Carmen
Email: per le lamentele rivolgetevi a giuseppe, please...
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Date: 04/02/2008
Time: 19.11

Commenti

Dunque, partiamo dalla tua domanda iniziale,……………. “Perchè a cuba è da 50 anni che c'è il regime? ma perchè in 50 anni non c'è mai stato 1 tentativo di rivolta o altro.....è come dice un mio amico che per tenere calma la gente a Cuba basta fare una festa ogni tanto con musica a tutto volume con balli e un po di cerveza o ron??”………………… Prima di entrare in materia, diciamo che la teoria del tuo amico è a Cuba come sarebbe all’Italia la seguente affermazione: “In Italia tutto funziona con le raccomandazioni perché gli italiani sono geneticamente mafiosi e traffichini”. Chiaro che una affermazione così l’unica cosa che dimostra è la mala fede di chi parla, ma nessuna persona con un minimo di serietà prenderebbe in considerazione una kaxxata del genere. Altrettanto vale per il discorso dell’emigrazione, ed è buffo che a parlare sia un italiano, visto che gli italiani hanno riempito il continente americano, a regime terminato, ovvero, per motivi puramente economici. E qui ricordo agli smemoriati non solo che le donne italiane si vendevano ai soldati americani per un sacco di farina, ma anche che era scattata una moda molto simile a quella tra Cuba ed Italia oggi, e i soldati americani si sposavano con le italiane. Molto spesso i soldati neri sposavano le italiane, per loro sposare una donna bianca era un gran “goal”, per le italiane sposare un americano che le portasse via dalla miseria italiana era il sogno dorato. A questo proposito vi farebbe bene leggere “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, di Gian Antonio Stella, giusto per non dimenticare né idealizzare gli italiani del dopoguerra, perché se è vero che molti emigravano per lavorare, è anche vero che di storie uguali a quelle cubane ce ne erano a bizzeffe. Per quanto riguarda l’emigrazione, oggi l’Italia continua ad emigrare, e visto che se ne parlava qui qualche giorno fa, ti faccio notare che i ricercatori italiani emigrano in massa perché non riescono a farcela nelle università italiane. Assurdamente in Italia si tengono le “pippe” raccomandate, ed i bravi e brillanti fanno fatica ad entrare nell’ambito della ricerca, dunque se ne vanno, e non mi sembra che i giovani italiani stiano facendo qualcosa per cambiare la situazione. E questo è ancora più grave nel vostro caso, perché voi gli strumenti democratici ce li avete, ma non li usate. Perché è tutto “che palle”, “la politica è una zozzeria”, “tanto siamo in Italia”, ecc. ecc. Non solo, al di là del discorso universitario, la maggior parte degli italiani che conosco ripete lo stesso ritornello “l’Italia è alla frutta”, “tocca andare all’estero”, e se tutti gli italiani che mi dicono che vorrebbero andare ai Caraibi o in Brasile per aprire un kiosco o un motel lo facessero, presto in Italia rimarremmo solo gli immigrati, ed i Carabi sarebbero sovraffollati, anche se probabilmente né gioverebbero perché gli italiani sono dei grandi lavoratori. Per ultimo, e incominciando ad entrare nel tema di Cuba, fare rientrare la situazione cubana in un ambito culturale è ignorare la storia di Cuba, semmai è l’opposto: il problema è che a Cuba si è iniziato a combattere nel 1868, nel 1901 si è ottenuta la libertà dalla Spagna ma ci hanno fregato gli USA, abbiamo passato per 2 sanguinosissime dittature, Machado e Batista, ed in entrambe si è continuato a lottare, sino al 1959. Semmai è l’opposto, si è versato davvero troppo sangue in quell’isola. Ma entriamo nell’argomento in dettaglio, cercherò di non essere troppo pedante. Intanto partiamo dal presupposto che a Cuba c’è stata una rivoluzione che ha deposto una dittatura sanguinosa. Erano anni di orrore quelli di Batista, apparivano morti per le strade, c’erano faide tra gruppi delle polizia corrotta, la gente viveva nel terrore. Ricordiamoci di ubicare tutto ciò in quello che era il contesto latinoamericano di allora, fatto di dittature, mica fatto di democrazie come quelle odierne. Ed in questo contesto la rivoluzione chiaramente è apparsa come una liberazione, mica come l’intronizzazione di un dittatore. Se io fossi stata una giovane allora, sicuramente sarei stata castrista. Anche perché Castro e la rivoluzione non si sono dichiarate socialisti sino al 1961, fino a quel momento si trattava semplicemente di un movimento di liberazione per mandare via un dittatore sanguinoso, un movimento di liberazione che tra l’altro aveva programmi veramente promettenti: reforma agraria, alfabetizzazione per tutti… mamma mia, a me sarebbe sembrato un Dio quel barbuto se avessi vissuto quei giorni. In più, allora il marxismo poteva apparire come la soluzione per i poveri, la cosa è anche comprensibile (non lo è oggi, invece). Comunque, evidentemente molti di coloro che avevano combattuto ma che comunisti non erano, hanno capito cosa sarebbe accaduto da lì a poco, infatti il Comandante Huber Matos, si ribellò ed si beccò 22 anni di carcere. Nel frattempo, Castro mica prese il potere così, lui si dichiarò Primo Ministro, mentre la carica di presidente l’occupava Osvaldo Dorticòs, un civile. Cuba, fino al 1959, aveva una democrazia (sulla carta) di tipo presidenziale (come quella degli USA, non come quella dell’Italia, che è di tipo Parlamentare), quindi era il presidente chi deteneva i poteri. Dopo il 1959, ovviamente era Castro chi muoveva i fili delle sue marionette, ma nella mente della gente il presidente era Dorticòs, quindi non sembrava affatto una dittatura militare, anche se Castro dava i suoi discorsi ed aizzava le masse, e controllava tutto, e la censura cresceva… l’entusiasmo della gente per questa figura quasi religiosa era controbilanciato dal fatto che comunque una figura presidenziale c’era. Questa situazione durò fino al 1976. Tra il 1960-1966 ci fu una guerra nelle montagne dell’Escambray, erano le persone che avevano capito dove si stava dirigendo il castrismo e si sono ribellate. Chiudo questa prima parte dicendoti che nel 1968 ci furono delle rivolte all’Università de La Habana, che vennero represse dai militari. Questa fu la fine dell’ultimo pochino di autonomia universitaria che era rimasta, i militari presero possesso dell’ateneo, e tutti sappiamo che le università sono i fulcri di ribellione per eccellenza. Ed un altro fattore da non sottovalutare: tra gli esiliati cubani cominciarono a fiorire dei gruppi terroristi, che facevano attentati a Cuba. Tra questi fra i più famosi ci sono i Comandi Alpha 66. Come di solito succede con questo genere di azioni, originalmente mirate a destabilizzare il sistema, la gente si fece in cerchio più stretto attorno a Castro, perché non era affatto difficile credere che gli oppositori (nella lingua di Castro TUTTI) erano terroristi, quando gli Alpha 66 facevano saltare una fabbrica o una nave ancorata in un porto cubano. Alla prossima puntata… :-))). Saluti cordiali.


Ultimo aggiornamento: 01-03-08