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Autore: Carmen
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Date: 17/07/2006
Time: 07.22
Sul serio? Io invece capisco che per chi non si è mai allontanato dal proprio paese /città per un periodo maggiore di tre settimane ed è già tanto, risulti molto difficile capire certi meccanismi. Sicchè a quel punto uno se ne sta al posto suo, si sente quello che gli va di sentirsi, e lascia vivere il mondo.
Certamente, se uno parte dal presupposto che bisogni “stare” o da una parte o dall’altra come in una partita di calcio, il discorso fila liscissimo. Se invece uno ha vissuto all’estero, capisce che il vivere in una determinata città o paese non ruba nulla al sentirti membro del tuo…
Sicchè, visto che come dici a Cuba non sei nemmeno stato, e quindi non hai idea del profondo legame che abbiamo con la nostra terra, il tuo commento mi sembra molto incongruente.
Uno straniero ha l’obbligo di rispettare le leggi del paese dove abita, di osservare con rispetto la cultura del posto (che non implica l’obbligo di assimilarsi), di ricambiare con il proprio lavoro i benefici che trae dalla società dove abita.
Non esiste invece alcun obbligo né alcuna logica nel pensiero che egli deva definire la società come la sua, ancor di meno per far contento qualcuno….
Certamente, li so io meglio di te i problemi del mio paese. Se non vi fossero non sarei venuta qui, puoi esserne certo. Ma proprio perché ho avuto le palle per farlo e per vivere a 10 000 km di distanza di casa mia, mi fa ridere che qualcuno creda di poter dirmi come mi devo comportare. Io sono quello che mi pare, e mi sento quello che voglio io. Zapatero, a tus zapatos.